roberto, recanati 1975
Non so se esiste una gerarchia di bontà o bellezza della malattia, fatto sta che alcune malattie risultano più “simpatiche” di altre: la ricerca sul cancro ha mobilitato enormi risorse con risultati a volte significativi a volte modesti e la stessa cosa può dirsi parlando dell’AIDS mentre nel caso della chirurgia estetica osserviamo il paradosso di rincorrere una domanda tutta volta a risolvere problematiche legate all’apparire su cui gira un vorticoso flusso di denaro.
divisione psichiatrica, civitanova marche 2000
Il caso della malattia mentale (che si parli di follia autismo depressione o schizofrenia poco cambia) si presenta come una modalità a parte, già connotato com’è di valenze sociologiche legate a ciò che comunemente viene definito “politically correct”. L’approccio terapeutico presume già di poter prescindere dalla tipologia di trattamento e dalla speranza di successo come obiettivo della “cura”.
roberto, divisione psichiatrica, civitanova marche 2000
Mi rode un dubbio: quando provo a considerare i risultati di una politica sociale tesa al rispetto del portatore di handicap mi chiedo se le problematiche legate ai portatori di handicap non siano l’alibi per il meccanismo economico che muove la sanità su questo versante.
roberto, giardino dei tarocchi 2002
Dico questo perché nel caso delle malattie mentali l’approccio è più che altro di carattere chimico: i soggetti che si ritrovano nell’inferno della malattia vengono trattati più che altro con antidepressivi e sedativi.
Quelle che vengono definite strutture di accoglienza e sostegno per il reinserimento il più delle volte le volte sono luoghi dove gli stessi soggetti non hanno nessuna speranza di uscirne altro che da morti.
roberto, conero 2006
L’atteggiamento verso la malattia mentale procede da un iniziale compassione a buon mercato fino all’insofferenza verso l’incapacità del malato stesso di “collaborare” e rispondere positivamente alle “aspettative” dei team medici. Questo fa si che le massicce dosi di farmaci vengono normalmente aumentate fino allo stordimento completo del paziente e all’insorgenza frequente delle sole controindicazioni annunciate nei bugiardini dei farmaci stessi.
roberto, ospedale di macerata 2008
Per intendersi è come se un malato terminale di cancro la cui malattia non recede fosse sottoposto ad una overdose di radiazioni per uccidere il suo male “ostinato”: è facile intuire l’esito ovvio di tale approccio. Nel caso della malattia mentale questo atteggiamento rappresenta la normale prassi.
A monte di tutto questo non c’è la cattiva volontà del singolo tranne – mi auguro – in rare occasioni, bensì un atteggiamento consolidato di disinteresse di disagio e di colpevole incapacità di confronto di tutto il corpo sociale: come a dire “proteggiamo le balene”. Ma vien da dire: “e i tonni?” Di quelli, non gliene frega un cazzo a nessuno.
roberto, museo del calcio, firenze 2010
Nessuna struttura pubblica né alcun uomo politico ammetterebbe mai pubblicamente una cosa di questo genere. Eppure tutto questo viene praticamente perseguito ogni giorno con l’uso di strutture inadeguate conoscenze inadeguate approcci ed economie inadeguate: quindi nei fatti la percezione di disinteresse è sostanzialmente vera.
roberto, firenze 2010
Post scriptum: prendete un bambino qualunque di sei anni, privatelo dell’amore materno, trattatelo per quarant’anni con psicofarmaci, sottraetegli ogni forma di cultura e ogni stimolo sociale, quindi sbattetelo in più istituti psichiatrici abbandonato a se stesso e vedrete che cocktail ne scaturisce. Quello che ha assaggiato Roberto. Lo stesso tipo.
roberto, srr, recanati 2011