Le ultime elezioni dimostrano ancora una volta che non abbiamo capito la lezione. A fronte di un cambiamento nel corpo elettorale, da tutti definito come epocale e rivoluzionario, il momento della scelta del candidato/partito resta delegato al fideismo più bieco. I dubbi e le perplessità in merito alle sparate virtù di un candidato premier come Renzi valgono ovviamente per chiunque si presenti nell’arena politica. Mi pare necessario sottolineare con forza sempre maggiore che il vero merito non può e non deve essere rappresentato dall’indiscussa capacità di saper comunicare; prima di questo occorre verificare che cosa comunicare e da quale pulpito (del mondo del saper fare).
Il voler attribuire a tutti i costi un valore positivo all’utilizzo della rete, come fosse la panacea per tutti i mali, a prescindere dall’intelligenza e dalla cultura (non solo informatica) degli utilizzatori è un po’ come attribuire genialità alla bontà tecnologica di una lavatrice trascurando i risultati concreti che questa può produrre. In parole povere per ciò che concerne la lavatrice suddetta mi interessa che faccia un bucato pulito con costi accettabili ed in tempi certi.
L’entusiasmo che ho sempre avuto nei confronti della crescita potenziale della libertà di tutti attraverso la rete ha sempre avuto presente la domanda base (valida per ogni strumento): ma… funziona?
Dall’ormai lontano 1995 ho avuto modo di osservare dal di dentro la lenta e inesorabile trasformazione della potenziale libertà di tutti nell’internettificio per tutti; ho avuto modo di osservare come la stragrande maggioranza di coloro che si esprimono attraverso la rete hanno pensieri che non superano i 160 caratteri di un SMS, peraltro gran parte di quegli stessi caratteri disposti malamente e senza sapienza alcuna. Resto convinto che la libertà passa attraverso la conoscenza, la fatica dell’apprendere, l’umiltà e la tenacia dell’imparare. Che razza di libertà e di democrazia possiamo attenderci dal far esprimere un perfetto idiota?
Vittorio Sgarbi (nonostante sia indifendibile per la caratterialità a dir poco estroversa che lo caratterizza) non riesce a trattenere l’indiscutibile intelligenza e sensibilità estetica che lo distinguono; mi permetto di indicare l’ultima che ho ascoltato (a Servizio Pubblico): “nessun politico e nessun governo in questo paese riuscirà a portarci in direzione del progresso e della civiltà senza riuscire a coniugare capacità di governo e cultura”.
Per quanto tempo ancora dovremo nasconderci il vero cortocircuito che favorirebbe un’autentica rinascita all’insegna del rispetto della storia e della capacità di ciascuno?