Forse la città di Castelfidardo sarà consegnata alla storia degli ultimi duecento anni per la famosa battaglia in cui il generale Cialdini, alla testa dei suoi piemontesi, sconfisse il 18 settembre 1860 le truppe pontificie abbreviando i tempi dell’Unità d’Italia, ma per i suoi abitanti e per tutti gli appassionati di musica la data magica che separa la storia è indubbiamente legata alla “invenzione” dell’ “organetto”. Il tempo infatti – a rischio di apparir blasfemi – si divide in prima e dopo la rivoluzione della fisarmonica: per quella rivoluzione economica, in quest’area a vocazione prevalentemente agricola, fu combattuta l’aspra battaglia dello sviluppo industriale. Il bel Parco delle Rimenbranze fu costruito sul luogo dello scontro militare e dedicato ai caduti della guerra del 1915-18. Esso presenta nel punto più alto un gruppo scultoreo in bronzo con alla testa il generale Cialdini che incita i suoi; la scultura è composta da più di trenta personaggi ed è frutto del lavoro dello scultore Vito Pardo. Attorno ad esso, che qui è definito molto sinteticamente “u’ monumento”, molti bambini giocano godendosi il meraviglioso panorama e forse sognando gli squilli di tromba di immaginarie epocali battaglie, fra i ventimila alberi (conifere e flora mediterranea) piantati appositamente per la creazione del parco.
Castelfidardo posta su un colle tra le vallate dei fiumi Aspio e Musone è inserita fra le verdi distese della campagna marchigiana, alle spalle del Conero e poco distante da Loreto. All’incirca fino agli anni della battaglia il suo territorio era uno dei granai dello Stato Pontificio, governato direttamente per le sue rendite agricole dalla Santa Casa di Loreto. Proprio i pellegrinaggi a Loreto furono all’origine della fortuna economica che toccò Castelfidardo a partire dagli anni successivi alla battaglia.
Si racconta che un contadino, Paolo Soprani, nell’ospitare uno straniero proveniente da un pellegrinaggio a Loreto ebbe modo di conoscere un curioso strumento musicale che lo affascinò e che gli cambiò la vita; era un accordéon (brevettato a Parigi nel 1829), progenitore delle fisarmoniche moderne. Il suo ospite gliene fece dono alla partenza e Soprani praticamente abbandonò il suo lavoro di contadino per iniziare l’avventura di primo costruttore di fisarmoniche a Castelfidardo. L’attività ebbe un tale successo che in capo a pochi anni rivoluzionò l’economia della zona e di tutta la regione, favorendo fra l’altro il Soprani a divenire sindaco della città per molti anni. Alla fine dell’Ottocento centinaia di piccole aziende producevano migliaia e migliaia di fisarmoniche via via sempre più sofisticate e impreziosite da virtuosismi artigianali e materiali pregiati, esportate in ogni angolo del mondo. Negli stessi anni l’azienda Soprani contava oltre 400 occupati e diverse centinaia di modelli prodotti. La crescita, con alterne vicende, continuò fino al secondo dopoguerra quando intorno agli anni 1950-’60 una grave crisi investì il settore provocandone un drastico ridimensionamento.
In una parte del seminterrato del cinquecentesco Palazzo Comunale, i fidardesi hanno creato il “Museo Internazionale della Fisarmonica”, visitato ogni anno da oltre 12mila persone fra appassionati, professionisti e cultori dello strumento che qui ebbe il maggior centro di produzione mondiale. Il percorso fra le sale del museo permette un viaggio preciso e completo nella storia della fisarmonica dalle origini (forse cinesi) fino ai nostri giorni, con testimonianze importanti di virtuosi che ne hanno fatto la storia. Fra strumenti (oltre 300 esemplari), partiture, fotografie e altre curiosità (fra cui una collezione di francobolli dedicata alla fisarmonica) questo spazio rappresenta non solo un valido strumento di conoscenza ma anche un omaggio a tutti gli artigiani e operai che con il loro lavoro hanno contribuito alla rivoluzione culturale ed economica di questa terra. A questo scopo è stato ricreato l’ambiente di un artigiano degli anni ‘30. Altre perle da citare sono sicuramente il primo disco registrato con la fisarmonica da Pietro Deiro, la partitura originale di Adios Nonino di Astor Piazzolla con un paio di suoi bandonéon e l’indimenticabile fisarmonica della protagonista di Pane e tulipani di Soldini.
Le donazioni di strumenti al museo comprendono una preziosa raccolta di Giuseppe Panini (meglio conosciuto come “il re delle figurine”, scomparso da alcuni anni), grande cultore e appassionato sostenitore dello strumento.
Oggi, passeggiando per le strade di Castelfidardo (l’antica Castel Ficardo, di probabile origine picena), capita ancora di sentire i suoni della fisarmonica uscire dalle botteghe artigiane tuttora presenti, e gli accodatori provano ancora gli strumenti fino a dotarli di quella voce originale che trasforma queste sculture fatte di legno e abilità in oggetti dotati di inconfodibile personalità musicale.