Forte, ma non per tutti

Settembre 6th, 2006

ettore, carlino

ettore, carlino

Un accenno di vento mi spinge a salire dalla città verso Forte Belvedere. Questa calda serata di fine estate, qui in basso, si riverbera sulle pietre calde e antiche: fuggire per le colline fresche sarà un sollievo.

Con un po’ di giri a vuoto, riesco a parcheggiare dalle parti di viale Torricelli e da lì continuo a piedi. Stretta e incassata com’è, via San Leonardo non mi consentirebbe di parcheggiare eppoi – immagino – il traffico dovrebbe essere interdetto alle auto dei non residenti. Mi avvio in gentile compagnia di un’amica e di Ettore (un cane carlino lentissimo di cinque anni e dieci chili di struggente simpatia), scendendo in direzione del Forte e pregustando la calma e il silenzio di via San Leonardo. Fin dall’inizio vedo spuntare un’auto carica di ragazzi con la musica ad alto volume ed immagino, sorridendo, la voglia di trasgressione dei ventenni e i soliti furbi che riescono a “bucare” le zone pedonalizzate. Fatti pochi metri debbo constatare che i pochi furbi sono parecchi: la strada si stringe per l’ingombro pressoché continuo di auto parcheggiate con due ruote sullo stretto marciapiedi.

Inizio così a maledire il menefreghismo e l’arrogante presenza delle auto fra cui dobbiamo districarci cercando di fare attenzione al cane affinché non venga investito dal traffico da “ora di punta” che fluisce verso il viale dei colli.

Altro che soliti rari furbi! qui ci sono centinaia di fubi pigri e arroganti che in nome di un permissivo giovanilismo d’accatto hanno stravolto l’armonia di una strada.

Mi chiedo dove siano le inflessibili divise dei Vigili Urbani così pronte a colpire con ganasce carrattrezzi e salate multe nei luoghi inoffensivi della città in nome del “Regolamento”! Giusto, il regolamento. Ma, inspiegabilmente, i muti cartelli di divieto di sosta (zero-ventiquattro, pena la rimozione, si precisa) in via San Leonardo non valgono perché occorre pur assembrare e rendere felici i prepotenti che accorrono , e magari lasciarli strafare senza disturbo!

forte belvedere, firenze

forte belvedere, firenze

Ma tant’è, passo dopo passo arriviamo all’ingresso del Forte speranzosi di salire sulla terrazza-buona della città a bere qualcosa e a godersi lo spettacolo della immobile bellezza di Firenze, ma…

Due buttafuori (peraltro, gentilissimi) dell’organizzazione, mentre vanno e vengono imprecando e manovrando auto e moto inutilmente diretti al parcheggio già completo del Forte, ci fermano ricordandoci che i cani non possono entrare “perché c’è il pericolo che si buttino di sotto (!)”.

Il pensiero mi corre istantaneamente al presunto amore per gli animali strombazzato da tanti spot e agli inviti istituzionali a farsene cura e a non abbandonarli, e ovviamente a tutti gli “animali-bipedi-verticali” che – al contrario – possono e vogliono fare i loro comodi con la benedizione ed il silenzio di tutti.

Discretamente indispettito per la palese applicazione squilibrata degli squilibrati decreti (comunali?), decido di chiedere lumi alla centrale dei Vigili Urbani. Mi risponde un’operatrice a cui chiedo se per caso sappia della possibilità di sostare in via San Leonardo. Mi risponde con aria disturbata che non è tenuta a conoscere tutti i divieti delle strade cittadine e che ad ogni modo non hanno pattuglie a sufficienza per coprire tutte le aree (?). Il tono – ribadito dal responsabile del centro operativo che mi viene successivamente passato – è in ogni caso quello che farebbe sentire chiunque una sorta di vergognoso delatore che si permette di aumentare il già insopportabile carico di lavoro sopportato. Dimenticavo: ad ogni chiamata effettuata verso la centrale dei VV.UU., la voce di un nastro ci ricorda che la telefonata sarà registrata per scopi di polizia; come a dire: “occhio a quel che dite!”.

Decisamente, nel pensare al beneficio di un corretto rapporto istituzione-cittadino, mi vien da dire “lo stile non è acqua!”

ettore, carlino

ettore, carlino

L’antro delle meraviglie

Agosto 28th, 2006
frasassi18

grotte di frasassi

Potrebbe intitolarsi “la pazienza dell’acqua” un resoconto della visita alle Grotte di Frasassi. Infatti solo qualche milione di anni di lavoro dell’acqua ha permesso la creazione e la nascita di questa impressionante serie di cavità carsiche in cui molti elementi sembrano rappresentare figure uscite dalla fantasia di un bambino.

gole di frasassi

gole di frasassi

Visionario come un giardino magico

Maggio 28th, 2006

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

A chi percorre l’Aurelia nel tratto che va da Capalbio a Montalto di Castro si offre (solo ad un occhio attento) un’indicazione per la località di Garavicchio e il suo Giardino dei Tarocchi. Questo spazio viene comunemente definito parco artistico in onore dell’opera instancabile e caparbia della sua autrice, l’artista franco-americana Niki De Saint Phalle scomparsa pochi anni fa (2002) ed entusiasticamente sostenuta fin dall’inizio dal contributo creativo del marito, lo scultore svizzero Jean Tinguely.

Si racconta che la conoscenza del lavoro dell’architetto catalano Antonio Gaudì al Parco Güell di Barcellona ed il Parco dei mostri di Bomarzo abbiano suscitato tanta meraviglia nell’artista da indurla a coltivare il sogno della costruzione del suo luogo magico.

I lavori iniziati nel 1979 e durati oltre vent’anni, hanno accompagnato l’artista fino alla sua morte e – per sua espressa volontà – hanno dato origine ad una Fondazione che ne cura il mantenimento e la gestione. Il parco fu aperto al pubblico a partire dal 1998 e la sua scarsa conoscenza per i più deriva dalle intenzioni dell’artista di creare un luogo che riuscisse a conservare le potenzialità di una visita “intima” e non di massa.

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

E qui desideriamo spiegare e sottolineare gli almeno due percorsi possibili che ci fanno considerare avara la definizione di parco artistico. Il grande muro col suo ingresso tondo – una grande vela di tufo – realizzato dall’architetto Mario Botta intende forse ricordarci che stiamo per superare una linea precisa fra il mondo esterno e un luogo che è altro dalla solida certezza della distinzione fra scultura ed architettura: in questo luogo le sculture sono abitabili e le architetture sono incredibili!

Dovrebbe essere permesso il poter entrare bendati eppoi, condotti per mano da un folletto-cerimoniere, toglier via la benda e immergersi nell’atmosfera magica che tutt’intorno si mostra.

Il percorso estetico rivela un susseguirsi di grandi figure completamente ricoperte di materiali coloratissimi e specchianti che formano una serie infinita di cromatici segni e simboli ed evocano alla mente le associazioni più disparate: ci ricordano il “bosco sacro” di Bomarzo ma anche le grotte di Boboli e i “giganti” di Villa Demidoff. La suggestione del luogo e forte ed i richiami fantastici sono come un gioco di specchi riproposto nei materiali che ricoprono le sculture, alte fino a 15 metri. Le costruzioni sono incastonate in una ex cava, fra alberi d’olivo e sughere, su un declivo terrazzato che si offre alla costa tirrenica; sono state realizzate con cemento precompresso spruzzato su reti metalliche che avvolgono le anime in tondino di ferro, ricoperte alfine con migliaia di pezzi di specchio, ceramiche, maioliche, piccole sculture a formare masse policrome in continua trasformazione grazie al continuo cambiare della luce del sole che sembra giocare con le loro superfici multicolori.

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

Il percorso esoterico che passa per i 22 arcani maggiori dei tarocchi qui rappresentati, potrebbe idealmente prendere le mosse dalla grande mano della Papessa – ricoperta di specchi – che ci accoglie dall’alto, quasi all’ingresso del giardino, protesa verso le spiagge affollate (e la centrale ex nucleare di Montalto di Castro, da cui partirebbe un altro discorso e un altro percorso) come se intendesse trattenerle perennemente fuori e rallentare così il corso del tempo.

Quasi anticipando le attuali tendenze di proteggere i luoghi artistici dalla potenziale erosione conseguente al turismo di massa, Niki De Saint Phalle evitò accuratamente la promozione di questo spazio preoccupandosi di evitarne il contatto a comitive numerose e addirittura istituendo una sorta di numero chiuso per le visite teso a conservare il fragile equilibrio che lo sostiene. Il giardino infatti per sua espressa volontà è aperto solo in alcuni periodi dell’anno e la Fondazione creata per gestirlo destina gli introiti interamente alla conservazione (costanti cure di manutenzione) e al completamento dei dettagli di alcune opere che la scomparsa dell’artista aveva momentaneamente fermato.

In sintesi: un luogo imperdibile per tutti i bambini e quanti fra gli adulti conservano la capacità di riprendersi la calma del tempo e il tempo della meraviglia.

giardino dei tarocchi, capalbio

girdino dei tarocchi, capalbio