Visionario come un giardino magico

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

A chi percorre l’Aurelia nel tratto che va da Capalbio a Montalto di Castro si offre (solo ad un occhio attento) un’indicazione per la località di Garavicchio e il suo Giardino dei Tarocchi. Questo spazio viene comunemente definito parco artistico in onore dell’opera instancabile e caparbia della sua autrice, l’artista franco-americana Niki De Saint Phalle scomparsa pochi anni fa (2002) ed entusiasticamente sostenuta fin dall’inizio dal contributo creativo del marito, lo scultore svizzero Jean Tinguely.

Si racconta che la conoscenza del lavoro dell’architetto catalano Antonio Gaudì al Parco Güell di Barcellona ed il Parco dei mostri di Bomarzo abbiano suscitato tanta meraviglia nell’artista da indurla a coltivare il sogno della costruzione del suo luogo magico.

I lavori iniziati nel 1979 e durati oltre vent’anni, hanno accompagnato l’artista fino alla sua morte e – per sua espressa volontà – hanno dato origine ad una Fondazione che ne cura il mantenimento e la gestione. Il parco fu aperto al pubblico a partire dal 1998 e la sua scarsa conoscenza per i più deriva dalle intenzioni dell’artista di creare un luogo che riuscisse a conservare le potenzialità di una visita “intima” e non di massa.

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

E qui desideriamo spiegare e sottolineare gli almeno due percorsi possibili che ci fanno considerare avara la definizione di parco artistico. Il grande muro col suo ingresso tondo – una grande vela di tufo – realizzato dall’architetto Mario Botta intende forse ricordarci che stiamo per superare una linea precisa fra il mondo esterno e un luogo che è altro dalla solida certezza della distinzione fra scultura ed architettura: in questo luogo le sculture sono abitabili e le architetture sono incredibili!

Dovrebbe essere permesso il poter entrare bendati eppoi, condotti per mano da un folletto-cerimoniere, toglier via la benda e immergersi nell’atmosfera magica che tutt’intorno si mostra.

Il percorso estetico rivela un susseguirsi di grandi figure completamente ricoperte di materiali coloratissimi e specchianti che formano una serie infinita di cromatici segni e simboli ed evocano alla mente le associazioni più disparate: ci ricordano il “bosco sacro” di Bomarzo ma anche le grotte di Boboli e i “giganti” di Villa Demidoff. La suggestione del luogo e forte ed i richiami fantastici sono come un gioco di specchi riproposto nei materiali che ricoprono le sculture, alte fino a 15 metri. Le costruzioni sono incastonate in una ex cava, fra alberi d’olivo e sughere, su un declivo terrazzato che si offre alla costa tirrenica; sono state realizzate con cemento precompresso spruzzato su reti metalliche che avvolgono le anime in tondino di ferro, ricoperte alfine con migliaia di pezzi di specchio, ceramiche, maioliche, piccole sculture a formare masse policrome in continua trasformazione grazie al continuo cambiare della luce del sole che sembra giocare con le loro superfici multicolori.

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

Il percorso esoterico che passa per i 22 arcani maggiori dei tarocchi qui rappresentati, potrebbe idealmente prendere le mosse dalla grande mano della Papessa – ricoperta di specchi – che ci accoglie dall’alto, quasi all’ingresso del giardino, protesa verso le spiagge affollate (e la centrale ex nucleare di Montalto di Castro, da cui partirebbe un altro discorso e un altro percorso) come se intendesse trattenerle perennemente fuori e rallentare così il corso del tempo.

Quasi anticipando le attuali tendenze di proteggere i luoghi artistici dalla potenziale erosione conseguente al turismo di massa, Niki De Saint Phalle evitò accuratamente la promozione di questo spazio preoccupandosi di evitarne il contatto a comitive numerose e addirittura istituendo una sorta di numero chiuso per le visite teso a conservare il fragile equilibrio che lo sostiene. Il giardino infatti per sua espressa volontà è aperto solo in alcuni periodi dell’anno e la Fondazione creata per gestirlo destina gli introiti interamente alla conservazione (costanti cure di manutenzione) e al completamento dei dettagli di alcune opere che la scomparsa dell’artista aveva momentaneamente fermato.

In sintesi: un luogo imperdibile per tutti i bambini e quanti fra gli adulti conservano la capacità di riprendersi la calma del tempo e il tempo della meraviglia.

giardino dei tarocchi, capalbio

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