Archive for the ‘paesaggio’ Category

Fra musica e odor di battaglia

giovedì, Settembre 7th, 2006
castelfidardo, monumento a cialdini

castelfidardo, parco delle rimembranze

Forse la città di Castelfidardo sarà consegnata alla storia degli ultimi duecento anni per la famosa battaglia in cui il generale Cialdini, alla testa dei suoi piemontesi, sconfisse il 18 settembre 1860 le truppe pontificie abbreviando i tempi dell’Unità d’Italia, ma per i suoi abitanti e per tutti gli appassionati di musica la data magica che separa la storia è indubbiamente legata alla “invenzione” dell’ “organetto”. Il tempo infatti – a rischio di apparir blasfemi – si divide in prima e dopo la rivoluzione della fisarmonica: per quella rivoluzione economica, in quest’area a vocazione prevalentemente agricola, fu combattuta l’aspra battaglia dello sviluppo industriale. Il bel Parco delle Rimenbranze fu costruito sul luogo dello scontro militare e dedicato ai caduti della guerra del 1915-18. Esso presenta nel punto più alto un gruppo scultoreo in bronzo con alla testa il generale Cialdini che incita i suoi; la scultura è composta da più di trenta personaggi ed è frutto del lavoro dello scultore Vito Pardo. Attorno ad esso, che qui è definito molto sinteticamente “u’ monumento”, molti bambini giocano godendosi il meraviglioso panorama e forse sognando gli squilli di tromba di immaginarie epocali battaglie, fra i ventimila alberi (conifere e flora mediterranea) piantati appositamente per la creazione del parco.
Castelfidardo posta su un colle tra le vallate dei fiumi Aspio e Musone è inserita fra le verdi distese della campagna marchigiana, alle spalle del Conero e poco distante da Loreto. All’incirca fino agli anni della battaglia il suo territorio era uno dei granai dello Stato Pontificio, governato direttamente per le sue rendite agricole dalla Santa Casa di Loreto. Proprio i pellegrinaggi a Loreto furono all’origine della fortuna economica che toccò Castelfidardo a partire dagli anni successivi alla battaglia.

castelfidardo

castelfidardo

Si racconta che un contadino, Paolo Soprani, nell’ospitare uno straniero proveniente da un pellegrinaggio a Loreto ebbe modo di conoscere un curioso strumento musicale che lo affascinò e che gli cambiò la vita; era un accordéon (brevettato a Parigi nel 1829), progenitore delle fisarmoniche moderne. Il suo ospite gliene fece dono alla partenza e Soprani praticamente abbandonò il suo lavoro di contadino per iniziare l’avventura di primo costruttore di fisarmoniche a Castelfidardo. L’attività ebbe un tale successo che in capo a pochi anni rivoluzionò l’economia della zona e di tutta la regione, favorendo fra l’altro il Soprani a divenire sindaco della città per molti anni. Alla fine dell’Ottocento centinaia di piccole aziende producevano migliaia e migliaia di fisarmoniche via via sempre più sofisticate e impreziosite da virtuosismi artigianali e materiali pregiati, esportate in ogni angolo del mondo. Negli stessi anni l’azienda Soprani contava oltre 400 occupati e diverse centinaia di modelli prodotti. La crescita, con alterne vicende, continuò fino al secondo dopoguerra quando intorno agli anni 1950-’60 una grave crisi investì il settore provocandone un drastico ridimensionamento.

museo della fisarmonica

museo della fisarmonica

In una parte del seminterrato del cinquecentesco Palazzo Comunale, i fidardesi hanno creato il “Museo Internazionale della Fisarmonica”, visitato ogni anno da oltre 12mila persone fra appassionati, professionisti e cultori dello strumento che qui ebbe il maggior centro di produzione mondiale. Il percorso fra le sale del museo permette un viaggio preciso e completo nella storia della fisarmonica dalle origini (forse cinesi) fino ai nostri giorni, con testimonianze importanti di virtuosi che ne hanno fatto la storia. Fra strumenti (oltre 300 esemplari), partiture, fotografie e altre curiosità (fra cui una collezione di francobolli dedicata alla fisarmonica) questo spazio rappresenta non solo un valido strumento di conoscenza ma anche un omaggio a tutti gli artigiani e operai che con il loro lavoro hanno contribuito alla rivoluzione culturale ed economica di questa terra. A questo scopo è stato ricreato l’ambiente di un artigiano degli anni ‘30. Altre perle da citare sono sicuramente il primo disco registrato con la fisarmonica da Pietro Deiro, la partitura originale di Adios Nonino di Astor Piazzolla con un paio di suoi bandonéon e l’indimenticabile fisarmonica della protagonista di Pane e tulipani di Soldini.

museo della fisarmonica

museo della fisarmonica

Le donazioni di strumenti al museo comprendono una preziosa raccolta di Giuseppe Panini (meglio conosciuto come “il re delle figurine”, scomparso da alcuni anni), grande cultore e appassionato sostenitore dello strumento.
Oggi, passeggiando per le strade di Castelfidardo (l’antica Castel Ficardo, di probabile origine picena), capita ancora di sentire i suoni della fisarmonica uscire dalle botteghe artigiane tuttora presenti, e gli accodatori provano ancora gli strumenti fino a dotarli di quella voce originale che trasforma queste sculture fatte di legno e abilità in oggetti dotati di inconfodibile personalità musicale.

L’antro delle meraviglie

lunedì, Agosto 28th, 2006
frasassi18

grotte di frasassi

Potrebbe intitolarsi “la pazienza dell’acqua” un resoconto della visita alle Grotte di Frasassi. Infatti solo qualche milione di anni di lavoro dell’acqua ha permesso la creazione e la nascita di questa impressionante serie di cavità carsiche in cui molti elementi sembrano rappresentare figure uscite dalla fantasia di un bambino.

gole di frasassi

gole di frasassi

Visionario come un giardino magico

domenica, Maggio 28th, 2006

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

A chi percorre l’Aurelia nel tratto che va da Capalbio a Montalto di Castro si offre (solo ad un occhio attento) un’indicazione per la località di Garavicchio e il suo Giardino dei Tarocchi. Questo spazio viene comunemente definito parco artistico in onore dell’opera instancabile e caparbia della sua autrice, l’artista franco-americana Niki De Saint Phalle scomparsa pochi anni fa (2002) ed entusiasticamente sostenuta fin dall’inizio dal contributo creativo del marito, lo scultore svizzero Jean Tinguely.

Si racconta che la conoscenza del lavoro dell’architetto catalano Antonio Gaudì al Parco Güell di Barcellona ed il Parco dei mostri di Bomarzo abbiano suscitato tanta meraviglia nell’artista da indurla a coltivare il sogno della costruzione del suo luogo magico.

I lavori iniziati nel 1979 e durati oltre vent’anni, hanno accompagnato l’artista fino alla sua morte e – per sua espressa volontà – hanno dato origine ad una Fondazione che ne cura il mantenimento e la gestione. Il parco fu aperto al pubblico a partire dal 1998 e la sua scarsa conoscenza per i più deriva dalle intenzioni dell’artista di creare un luogo che riuscisse a conservare le potenzialità di una visita “intima” e non di massa.

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

E qui desideriamo spiegare e sottolineare gli almeno due percorsi possibili che ci fanno considerare avara la definizione di parco artistico. Il grande muro col suo ingresso tondo – una grande vela di tufo – realizzato dall’architetto Mario Botta intende forse ricordarci che stiamo per superare una linea precisa fra il mondo esterno e un luogo che è altro dalla solida certezza della distinzione fra scultura ed architettura: in questo luogo le sculture sono abitabili e le architetture sono incredibili!

Dovrebbe essere permesso il poter entrare bendati eppoi, condotti per mano da un folletto-cerimoniere, toglier via la benda e immergersi nell’atmosfera magica che tutt’intorno si mostra.

Il percorso estetico rivela un susseguirsi di grandi figure completamente ricoperte di materiali coloratissimi e specchianti che formano una serie infinita di cromatici segni e simboli ed evocano alla mente le associazioni più disparate: ci ricordano il “bosco sacro” di Bomarzo ma anche le grotte di Boboli e i “giganti” di Villa Demidoff. La suggestione del luogo e forte ed i richiami fantastici sono come un gioco di specchi riproposto nei materiali che ricoprono le sculture, alte fino a 15 metri. Le costruzioni sono incastonate in una ex cava, fra alberi d’olivo e sughere, su un declivo terrazzato che si offre alla costa tirrenica; sono state realizzate con cemento precompresso spruzzato su reti metalliche che avvolgono le anime in tondino di ferro, ricoperte alfine con migliaia di pezzi di specchio, ceramiche, maioliche, piccole sculture a formare masse policrome in continua trasformazione grazie al continuo cambiare della luce del sole che sembra giocare con le loro superfici multicolori.

giardino dei tarocchi, capalbio

giardino dei tarocchi, capalbio

Il percorso esoterico che passa per i 22 arcani maggiori dei tarocchi qui rappresentati, potrebbe idealmente prendere le mosse dalla grande mano della Papessa – ricoperta di specchi – che ci accoglie dall’alto, quasi all’ingresso del giardino, protesa verso le spiagge affollate (e la centrale ex nucleare di Montalto di Castro, da cui partirebbe un altro discorso e un altro percorso) come se intendesse trattenerle perennemente fuori e rallentare così il corso del tempo.

Quasi anticipando le attuali tendenze di proteggere i luoghi artistici dalla potenziale erosione conseguente al turismo di massa, Niki De Saint Phalle evitò accuratamente la promozione di questo spazio preoccupandosi di evitarne il contatto a comitive numerose e addirittura istituendo una sorta di numero chiuso per le visite teso a conservare il fragile equilibrio che lo sostiene. Il giardino infatti per sua espressa volontà è aperto solo in alcuni periodi dell’anno e la Fondazione creata per gestirlo destina gli introiti interamente alla conservazione (costanti cure di manutenzione) e al completamento dei dettagli di alcune opere che la scomparsa dell’artista aveva momentaneamente fermato.

In sintesi: un luogo imperdibile per tutti i bambini e quanti fra gli adulti conservano la capacità di riprendersi la calma del tempo e il tempo della meraviglia.

giardino dei tarocchi, capalbio

girdino dei tarocchi, capalbio